Microplastiche in ambiente: minaccia emergente per la biodiversità e il funzionamento dell’ecosistema?

Un gruppo di scienziati presso l’Anglia Ruskin University (UK) ha svolto alcune ricerche per documentare come le microplastiche possono rendere i suoli significativamente meno fertili.

LO STUDIO

Il gruppo di ricerca ha eseguito lo studio introducendo diversi tipi di microplastiche – PLA, HDPE e microplastiche derivate da fibre sintetiche di abbigliamento – in un terreno contenente come bioindicatore la specie di lombrico Aporrectodea rosea, piantato con Lolium perenne (erba perenne) per valutare la risposta biofisica del suolo.

Questo studio ha confermato come le microplastiche derivate da HDPE, PLA e fibre sintetiche possono influenzare lo crescita della pianta L. perenne, la salute del lombrico A. rosea e le proprietà fondamentali del terreno, come ad esempio il pH, con potenziali ulteriori impatti sul funzionamento stesso dell’ecosistema del suolo.

Gli ecosistemi del suolo, in particolare i terreni agricoli, sono stati riconosciuti come un importante serbatoio di microplastiche, ma gli impatti delle microplastiche sugli ecosistemi del suolo (ad esempio, sopra e sotto terra) rimangono in gran parte sconosciuti.

COSA FARE?

Ad oggi non esistono metodi generalmente riconosciuti e testati riguardanti l’identificazione e determinazione di questi frammenti, in quanto l’enorme varietà di materie plastiche esistenti e la complessità delle matrici da testare rende intrinsecamente difficile sia l’analisi qualitativa che quantitativa delle microplastiche.

Grazie alla pluriennale esperienza dei laboratori di EcamRicert-ECSIN in materia, è stato possibile sviluppare e validare metodi specifici applicabili a varie matrici, tra cui detergenti, cosmetici, acqua potabile, latte, bevande, sali minerali, prodotti ittici e matrici ambientali (es. acque di scarico, terreni, fanghi).

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