REACH: AGGIORNATO L'ELENCO DELLE SOSTANZE SVHC
Nuove sostanze SVCH nella Candidate List
L’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA) in data 16 gennaio 2020 ha aggiunto 4 nuove sostanze SVHC all’interno della Candidate List, l’elenco delle sostanze ritenute estremamente preoccupanti per gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente. Lo scopo del Regolamento REACH è infatti quello di assicurare un elevato livello di protezione della salute nell’ambito dell’utilizzo delle sostanze chimiche nel contesto comunitario anche con la graduale sostituzione ove possibile dei composti più pericolosi con altri di minor impatto.
Le 4 nuove sostanze inserite in Candidate List sono:
- Diisohexyl phthalate EC 276-090-2, CAS 71850-09-4: Toxic for reproduction, Article 57 (c)
- 2-benzyl-2-dimethylamino-4′-morpholinobutyrophenone EC 404-360-3, CAS 119313-12-1: Toxic for reproduction, Article 57 (c)
- 2-methyl-1-(4-methylthiophenyl)-2-morpholinopropan-1-one EC 400-600-6, CAS 71868-10-5, Toxic for reproduction, Article 57 (c)
- Perfluorobutane sulfonic acid (PFBS) and its salts, Equivalent level of concern having probable serious effects to the environment (Article 57(f) – environment) – Equivalent level of concern having probable serious effects to human health Article 57(f) – human health.
La sostanza “Diisohexyl phthalate”, “2-benzyl-2-dimethylamino-4'-morpholinobutyrophenone” e “2-methyl-1-(4-methylthiophenyl)-2-morpholinopropan-1-one” sono utilizzate soprattutto nella produzione di polimeri.
La sostanza “Perfluorobutane sulfonic acid (PFBS) and its salts” ha un possibile utilizzo in processi chimici di sintesi di altre sostanze chimiche.
Gli importatori o produttori di articoli dovranno pertanto verificare ove necessario il contenuto anche di tali nuove sostanze nei loro materiali e qualora presenti in concentrazioni >0,1% scatterà l’obbligo di comunicazione all’utilizzatore in conformità dell’art. 33 del Regolamento REACH ed eventuale notifica ai sensi dell’art. 7.
EcamRicert Srl attraverso l’esperienza e la professionalità dei propri tecnici fornisce il supporto necessario per la definizione delle strategie e l’esecuzione delle analisi al fine di verificare la conformità degli articoli alle disposizioni del Regolamento in funzione delle diverse tipologie di materiali.
MICROPLASTICHE PRESENTI NEI COSMETICI
Microplastiche aggiunte intenzionalmente nei cosmetici
Le microplastiche sono tipicamente utilizzate per aggiungere proprietà esfolianti ai prodotti di bellezza. Si possono spesso trovare nei peeling e in altri prodotti esfolianti come i gel da bagno perché aiutano a rimuovere le cellule secche e morte della pelle e liberano i pori. Le microplastiche possono anche essere comunemente trovate nei dentifrici.
La stima del rilascio globale di microplastiche primarie nell'oceano ammonta a 15 milioni di tonnellate all'anno. Le microplastiche rilasciate da prodotti cosmetici contribuiscano solo per il 2%.
LA NORMATIVA
Il 20 marzo 2019 l’ECHA ha avviato una consultazione pubblica della durata di sei mesi sulla nuova proposta di restrizione all’immissione sul mercato o all’uso di particelle di microplastica aggiunte intenzionalmente nei prodotti/processi, con il proposito di ridurne la quantità rilasciata nell'ambiente di circa 400 mila tonnellate in 20 anni (https://echa.europa.eu/it/hot-topics/microplastics).
Sebbene l'industria cosmetica abbia una bassa incidenza rispetto ad altre fonti, la restrizione significherebbe vietare 16 ingredienti microplastici comunemente utilizzati nei prodotti leave-on e rinse-off, corrispondenti a circa 24.172 formulazioni (Cosmetics Europe document).
COSA FARE?
Ad oggi non esistono metodi generalmente riconosciuti e testati riguardanti l’identificazione e determinazione di questi frammenti, in quanto l’enorme varietà di materie plastiche esistenti e la complessità delle matrici da testare rende intrinsecamente difficile sia l’analisi qualitativa che quantitativa delle microplastiche.
Grazie alla pluriennale esperienza dei laboratori di EcamRicert-ECSIN in materia, è stato possibile sviluppare e validare metodi specifici applicabili a varie matrici, tra cui detergenti, cosmetici, acqua potabile, latte, bevande, sali minerali, prodotti ittici e matrici ambientali (es. acque di scarico, terreni, fanghi).
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RIFIUTI: QUALI NOVITÀ RISERVERÀ IL 2020?
Speciale Rifiuti
L’anno 2019 era cominciato con la notizia, da molti attesa da tempo, della definitiva abrogazione del SISTRI. Con l’art.6 del D.L. semplificazioni veniva infatti definitivamente soppresso il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti e l’obbligo del versamento dei relativi contributi annuali. Se da un lato il decreto semplificazioni ha reso reale quanto molte aziende attendevano da tempo dall’altro con l’approvazione definitiva della legge di conversione del medesimo il Ministero dell’Ambiente ha istituito un nuovo sistema di tracciabilità che prenderà il nome di REGISTRO ELETTRONICO NAZIONALE e verrà gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente. Tale registro per essere operativo necessita di un decreto di futura emanazione all’interno del quale verranno fornite le indicazioni in merito ai tempi e alle modalità di registrazione.
Oltre che il Registro Elettronico con l’introduzione dell’art. 194 bis nel Testo Unico Ambientale è prevista in un prossimo futuro la tenuta e la compilazione del registro di carico e scarico e del formulario in “formato digitale”. Anche in questo caso la predisposizione in formato digitale degli adempimenti relativi ai registri e ai formulari digitali è rimandata ad un decreto di futura emanazione.
Ma quando allora potranno entrare in vigore il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti e la tenuta/compilazione dei documenti in formato digitale?
La direttiva europea n.851/2018 in materia di rifiuti prevede all’art. 35 in capo ai produttori di rifiuti pericolosi e ai gestori l’obbligo di mettere a disposizione delle autorità di controllo i dati relativi alla gestione dei rifiuti attraverso “registri elettronici”. Tale direttiva dovrà essere recepita dagli Stati membri della Comunità Europea entro il 5 luglio 2020. Ecco pertanto che tale data potrebbe rappresentare a livello nazionale il termine entro il quale il Ministero dell’Ambiente istituirà la tenuta digitale dei registri e dei formulari nonché l’operatività del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti.
ECAMRICERT, UN MASTER AZIENDALE PER PREPARARSI AL FUTURO
EcamRicert, un master aziendale per prepararsi al futuro
Un master aziendale della durata di due anni, nato dalla scelta di costruire un programma dedicato, ad hoc e incentrato sul confronto reciproco, non solo all’interno dell’azienda, ma anche con diverse realtà nel territorio: EcamRicert ha aderito alla nuova proposta targata Niuko Innovation & Knowledge.
L’iniziativa creata ad hoc ha coinvolto il management dell’azienda in un momento cruciale per la sua crescita, segnato dall’acquisizione di EcamRicert da parte della multinazionale francese Mérieux Nutrisciences.
Il nostro laboratorio opera da più di 35 anni nel settore delle analisi di laboratorio: 10mila i campioni analizzati ogni anno nei laboratori. Puntiamo a raggiungere i nostri traguardi investendo sulle persone, preparandole ad affrontare al meglio le sfide di un mercato sempre più globale. La nostra azienda ha definito con Niuko un percorso per sviluppare sia competenze valide da sfruttare nell’attività lavorativa quotidiana sia approcci innovativi riguardanti temi del futuro con particolare focus sul funzionamento della blockchain.
La formazione ha coinvolto i quattro responsabili di dipartimento, permettendo loro di acquisire competenze ad elevato valore aggiunto da trasferire a tutta l’impresa, che conta un team di circa 60 persone. L’iniziativa ha registrato un successo tale da decidere di estendere il percorso del master a una seconda edizione.
Preziosi i momenti di confronto e ispirazione reciproca. In programma nei prossimi mesi anche momenti di scambio con realtà innovative del territorio, attraverso visiting tour e testimonianze ospitate in azienda.
Per maggiori informazioni vi invitiamo a visualizzare il Video
MICROPLASTICHE PRESENTI NEL SUOLO
Microplastiche in ambiente: minaccia emergente per la biodiversità e il funzionamento dell'ecosistema?
Un gruppo di scienziati presso l’Anglia Ruskin University (UK) ha svolto alcune ricerche per documentare come le microplastiche possono rendere i suoli significativamente meno fertili.
LO STUDIO
Il gruppo di ricerca ha eseguito lo studio introducendo diversi tipi di microplastiche – PLA, HDPE e microplastiche derivate da fibre sintetiche di abbigliamento – in un terreno contenente come bioindicatore la specie di lombrico Aporrectodea rosea, piantato con Lolium perenne (erba perenne) per valutare la risposta biofisica del suolo.
Questo studio ha confermato come le microplastiche derivate da HDPE, PLA e fibre sintetiche possono influenzare lo crescita della pianta L. perenne, la salute del lombrico A. rosea e le proprietà fondamentali del terreno, come ad esempio il pH, con potenziali ulteriori impatti sul funzionamento stesso dell'ecosistema del suolo.
Gli ecosistemi del suolo, in particolare i terreni agricoli, sono stati riconosciuti come un importante serbatoio di microplastiche, ma gli impatti delle microplastiche sugli ecosistemi del suolo (ad esempio, sopra e sotto terra) rimangono in gran parte sconosciuti.
COSA FARE?
Ad oggi non esistono metodi generalmente riconosciuti e testati riguardanti l’identificazione e determinazione di questi frammenti, in quanto l’enorme varietà di materie plastiche esistenti e la complessità delle matrici da testare rende intrinsecamente difficile sia l’analisi qualitativa che quantitativa delle microplastiche.
Grazie alla pluriennale esperienza dei laboratori di EcamRicert-ECSIN in materia, è stato possibile sviluppare e validare metodi specifici applicabili a varie matrici, tra cui detergenti, cosmetici, acqua potabile, latte, bevande, sali minerali, prodotti ittici e matrici ambientali (es. acque di scarico, terreni, fanghi).
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ECAMRICERT TRA I PARTNER SCELTI PER LO SVILUPPO DI PCR
EcamRicert tra i partner scelti per lo sviluppo di PCR
EcamRicert è lieta di comunicare che è tra i partner scelti per lo sviluppo delle seguenti PCR (product category rules):
- Isolatori
- Contatori
- Interruttori
Le PCR sono state proposte da ENEL Spa nel programma EPDItaly e verranno adottate per future pubblicazioni delle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto EPD di tali prodotti.
Data prevista pubblicazione EPDItaly: 16/03/2020
Per maggiori informazioni clicca qui
MICROPLASTICHE PRESENTI NELLA CATENA ALIMENTARE
Crostacei: bioindicatore per l’inquinamento da microplastiche in mare?
L’ingerimento di microplastiche è stata rilevata in diversi organismi marini, come ad esempio in diverse tipologie di crostacei.
L’Università di Cagliari ha svolto diverse ricerche per documentare questo fenomeno, concentrandosi sullo studio di due tipi di crostacei chiave per l’economia e l’ecologia del Mediterraneo: l'aragosta Nephrops Norvegicus e il gambero Aristeus Antennatus.
LO STUDIO
Le specie sono state esaminate in 14 siti differenti vicino alle coste sarde, a profondità comprese tra 270 e 660 m. Dai campioni raccolti, sono state estratte e classificate più di 2000 particelle simili a microplastiche per essere successivamente identificate e caratterizzate.
Non solo isole di plastica negli oceani, ma anche microplastiche presenti nella catena alimentare! Prodotti alimentari che quotidianamente ingeriamo e consumiamo.
COSA FARE?
Ad oggi non esistono metodi generalmente riconosciuti e testati in merito all’identificazione e determinazione di questi frammenti, in quanto l’enorme varietà di materie plastiche esistenti e la complessità delle matrici da testare, rende intrinsecamente difficile sia l’analisi qualitativa che quantitativa delle microplastiche.
Grazie alla pluriennale esperienza dei laboratori di EcamRicert-ECSIN in materia, è stato possibile sviluppare e validare metodi specifici applicabili a molte matrici, tra cui detergenti, cosmetici, acqua potabile, latte, bevande, sali minerali, prodotti ittici e matrici ambientali (es. acque di scarico, terreni, fanghi).
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LA SOSTENIBILITÀ: TRA COMPETITIVITÀ E SOPRAVVIVENZA DELL'IMPRESA
Seminario di approfondimento su come attivare nelle aziende percorsi di sostenibilità ambientale
Il “Green New Deal” ha definito a livello mondiale obiettivi di riduzione dell’impatto dell’uomo sull’ecosistema del pianeta e rappresenta una delle principali direttrici su cui basare le scelte di politica economica dei prossimi anni. L’Unione Europea stessa ha da poco definito un proprio Green Deal sul quale incentrare le future politiche economiche.
EcamRicert è lieta di comunicare che sarà presente come parte attiva al seminario organizzato dall’Area Ambiente di Confindustria Vicenza e che si terrà martedì 4 febbraio 2020 dalle ore 14.30 presso Confindustria Vicenza nella sala A.Palladio di Palazzo Bonin Longare, in corso Palladio n.13 a Vicenza.
L’evento si pone l’obiettivo di fornire una panoramica di quelli che possono essere gli strumenti per attivare percorsi di sostenibilità e per accrescere la propria competitività nel mercato globale.
In particolare EcamRicert approfondirà gli aspetti tecnici e normativi legati alle certificazioni di processo e di prodotto quali LCA, EPD, Carbon, solo per citarne alcuni, evidenziando i vantaggi competitivi e di crescita che tali strumenti posso portare al mondo delle Imprese.
Per iscrizioni e approfondimenti consultare il sito di Confindustria Vicenza.
INDICE DI PORTANZA CBR IN SITO
Indice di portanza cbr in sito (Geotecnica)
Ecamricert è ora in grado di eseguire direttamente in cantiere l’indice di portanza californiano (CBR) per la valutazione della resistenza alla penetrazione di sottofondi stradali. Tale prova, eseguita in sito, permette di determinare l’indice CBR sul terreno indisturbato, semplificando le procedure che richiederebbero la compattazione del terreno in laboratorio con ulteriore risparmio di tempo.
Per dettagli, potete visitare la sezione servizi e laboratorio, o contattarci all’indirizzo email info@ecamricert.com o allo 0445 605838.
NORMA TECNICA EN 689/2019 SUL RISCHIO CHIMICO NEL LUOGO DI LAVORO
La valutazione dell'esposizione alle sostanze chimiche nei luoghi di lavoro: la nuova norma UNI EN 689:2019
La protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza che derivano dagli effetti di esposizione agli agenti chimici presenti sul luogo di lavoro è elemento determinante per la tutela dei lavoratori.
La valutazione di tale esposizione è complessa ed influenzata da numerosi fattori.
La strategia riportata nella Norma EN 689:2018 risulta importante per orientare tale processo di valutazione: la norma definisce infatti le e modalità di gestione delle misurazioni degli agenti chimici aerodispersi e i criteri di validazione delle misure al fine di poter dimostrare con un alto grado di confidenza il rispetto dei limiti di esposizione.
Tra le novità più significative della nuova norma rispetto alla versione precedente, troviamo l’individuazione della figura professionale del “Valutatore” competente in possesso di capacità ed esperienze per l’applicazione della norma secondo l’attuale stato dell’arte dell’igiene industriale.
La complessità del processo di valutazione dell’esposizione ad agenti chimici richiede competenze specifiche che consentano di giungere ad una stima rappresentativa della reale esposizione del lavoratore.
Al fine di definire la corretta strategia di valutazione, la norma prevede un processo a più step:
- caratterizzazione base,
- strategia di campionamento e analisi,
- validazione dei risultati delle misure,
- confronto con i limiti di esposizione professionale.
Qualora la caratterizzazione di base porti verso la scelta di misurazione in campo degli agenti chimici aerodispersi, si procede con l’individuazione di gruppi di lavoratori con esposizione similari (SEG). La valutazione iniziale basata sulla identificazione dei processi lavorativi, degli impianti e macchinari utilizzati, nonché delle modalità e della frequenza dell’esposizione fornisce gli elementi utili ai fini dell’individuazione dei SEG; l’appartenenza dei singoli lavoratori al SEG deve essere comunque successivamente verificata e valutata sulla base di quanto riportato dalla norma.
Lo step successivo prevede l’individuazione delle metodiche di analisi e campionamento, che devono essere conformi ai requisiti esposti nella norma EN 482 e alle norme collegate, con particolare riferimento alla sensibilità, alla selettività, ai limiti di quantificazione, ai metodi di campionamento, al trasporto e alla stabilità dei campioni.
La durata dei campionamenti può richiedere tempi diversi a seconda della variabilità dell’attività lavorativa e della durata del turno di lavoro, pertanto i tempi di campionamento possono prevedere una durata minima di due ore fino a coprire l’intero turno di lavoro.
Una volta individuati i SEG e le metodiche di campionamento ed analisi, si procede alla misura degli agenti chimici.
A questo punto si rende necessario analizzare i risultati delle misurazioni ai fini di valutare la modalità di distribuzione delle misure, l’appartenenza al SEG, e di eventuali valori inferiori al limite di quantificazione strumentale.
Si procede poi alla valutazione del rispetto del limite di esposizione professionale (VLEP) di riferimento (possono esistere diversi limiti di esposizione professionale per alcuni agenti chimici, dai limiti stabiliti dalla normativa nazionale e comunitaria ai limiti individuati dalla comunità scientifica). La scelta del limite che si intende utilizzare è strettamente correlata alla finalità delle misurazioni ed è conseguentemente scelta dal valutatore.
Una volta stabilito il limite di esposizione con il quale si vogliono confrontare le misure la norma suggerisce due modalità per eseguire tale confronto: il test preliminare e/o un test statistico.
La valutazione della conformità delle misure con un VLEP non è comunque un processo statico, ma un processo che richiede una verifica ripetuta nel tempo, la norma fornisce indicazioni di massima sugli intervalli delle campagne di misura, tali intervalli hanno una periodicità che tiene conto dell’entità dello scostamento delle misure effettuate dal VLEP.
Lo scorso maggio è stata pubblicato un corrigendum, che apporta dei chiarimenti e qualche modifica terminologica alla norma, che non intaccano minimamente la parte tecnica della norma del 2018 che rimane immutata.